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L’Ue bacchetta l’Italia: “Agisca sul conflitto di interessi e garantisca l’indipendenza dei media”

L’Ue bacchetta l’Italia: “Agisca sul conflitto di interessi e garantisca l’indipendenza dei media”

Il rapporto 2025 sullo Stato di diritto in Italia individua progressi "limitati, ridotti o nulli" su alcune delle raccomandazioni chiave espresse l'anno passato, in particolare sulle norme per regolare il conflitto d'interesse e le lobby, compresa l'istituzione del registro nazionale, oppure nell'affrontare "in modo efficace e rapido la pratica di convogliare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche". Male anche la protezione per i giornalisti, dato che non vi sono progressi "nel proseguimento dell'iter legislativo relativo al progetto di riforma in materia di diffamazione e tutela del segreto professionale".

Nella relazione si sottolineano "alcuni progressi nell'adozione della proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interesse e progressi limitati nell'adozione di norme complete in materia di lobbying". Bene le misure adottate per mitigare la corruzione negli appalti pubblici che, scrive la Commissione, rimane un rischio elevato.

Libertà di stampa

Particolare attenzione viene dedicata poi alla libertà di stampa. "Sebbene esistano norme e iniziative specifiche per la loro tutela, i giornalisti continuano a incontrare difficoltà nell'esercizio della loro professione", si legge nel rapporto, in cui si segnala l'aumento dei casi di intimidazioni e minacce contro la categoria. "Sempre più preoccupante" il ricorso alle querele bavaglio contro i giornalisti segnalato da alcuni stakeholders.

Il caso Paragon

E nel rapporto finisce anche il caso Paragon, lo spyware che sarebbe stato usato dai servizi segreti italiani per colpire i giornalisti. L'accusa non trova riscontro nella relazione del Copasir, ricorda la Commissione, che pur evidenzia le "preoccupazioni" sollevate in merito all'uso "senza precedenti in Italia" di uno spyware contro un giornalista.

La Rai

Un capitolo del rapporto è dedicato poi alla Rai. Palazzo Berlaymont registra alcuni progressi sulla raccomandazione espressa lo scorso anno relativa al finanziamento dei media di servizio pubblico. Sotto il profilo del pluralismo, invece, vi è una divergenza di vedute tra il governo, che cita le "numerose inchieste giornalistiche su membri del Governo e della sua maggioranza parlamentare" trasmesse nei programmi Rai, e alcuni stakeholder che esprimono preoccupazione in relazione alla "vulnerabilità della Rai ai rischi di indebite interferenze nell'attuale quadro di governance e di finanziamento" e alla "mancanza di progressi legislativi per affrontare tali questioni".

Contestata anche la decisione dell'ad della Rai di introdurre 'direttori editoriali' per tutti i programmi dell'emittente: per Viale Mazzini, una decisione che rientrava negli sforzi di riorganizzazione interna. Mentre invece "per gli stakeholder" con questa decisione "aumentano i rischi di indebita ingerenza da parte del management nei confronti dei giornalisti e delle redazioni Rai". Con l'espressione stakeholder si fa riferimento a giudizi di organizzazioni terze come "l'Fnsi", citata nel rapporto.

La Repubblica

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